Carrie di Stephen King – Recensione

Carrie, primo romanzo del maestro dell’horror Stephen King, è in realtà una storia di bullismo, psicologia, emarginazione e solitudine.

Carrie è forse uno dei romanzi più famosi di Stephen King, tanto da guadagnarsi ben quattro adattamenti cinematografici, nonostante lo scrittore ai tempi non riponesse molta fiducia nel suo successo.

Io stessa, infatti, conoscevo già la storia di Carrie grazie al primo film del 1976, ma non avevo mai letto il romanzo.

Questa, ovviamente, era una lacuna che avevo bisogno di colmare e, approfittando di uno sconto su alcuni libri usati, ho finalmente deciso di acquistarlo e leggerlo.

CarrieCarrie

Stephen King

Editore: Bompiani ● Pagine: 224 ● Prezzo: 10,20€

Valutazione: ★★★★☆

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TRAMA
Carrie è un’adolescente presa di mira dai compagni, ma ha un dono. Può muovere gli oggetti con il potere della mente. Le porte si chiudono. Le candele si spengono. Un potere che è anche una condanna. E quando, inaspettato, arriva un atto di gentilezza da una delle sue compagne di classe, un’occasione di normalità in una vita molto diversa da quella dei suoi coetanei, Carrie spera finalmente in un cambiamento. Ma ecco che il sogno si trasforma in un incubo, quello che sembrava un dono diventa un’arma di sangue e distruzione che nessuno potrà mai dimenticare. 

Recensione

Nonostante Carrie venga catalogato come letteratura horror, i temi trattati al suo interno sono molteplici e tutti approfonditi magistralmente dalla penna di King.

In un brevissimo romanzo costruito con uno stile di scrittura particolare, che alterna il punto di vista di Carrie, a quello di Sue Snell attraverso il suo libro, ai rapporti della polizia e dei medici, King riesce a trattare temi come il bullismo, la violenza fisica e psicologica, la follia umana, l’emarginazione e l’ossessione religiosa.

Tutte tematiche attualissime che permettono a questo romanzo, pubblicato nel 1974, di non invecchiare mai.

Carrie è una tipica adolescente. Nonostante i suoi poteri telecinetici, infatti, sogna e desidera tutto quello che qualsiasi altra ragazza della sua età vorrebbe: delle amiche, un fidanzato, far parte di un gruppo, essere accettata. Questo però non avviene e la sua solitudine è palpabile in ogni scena narrata da King.

Le idee folli della madre sulla religione, la costante ossessione per il peccato ed il sesso, hanno reso Carrie una ragazzina impaurita, insicura e incapace di vivere nel mondo che la circonda. Mondo popolato da ragazzini crudeli che godono nel maltrattarla, esattamente come fa sua madre, sia fisicamente che psicologicamente.

Quasi nessuno scopre mai che le sue azioni feriscono davvero gli altri. La gente non migliora, diventa solo più furba. Quando diventi più furbo, non smetti di strappare le ali alle mosche, cerchi solo di trovare dei motivi migliori per farlo.

King, nelle pagine di questo romanzo, mostra quanto vile e crudele sia il bullismo, il potere del branco contro il singolo, del più forte contro il più debole.

Questa è la ragazza che si ostinano a chiamare un mostro. Voglio che lo teniate bene in mente. Una ragazza che si sarebbe accontentata di un hamburger e una birra dopo il suo primo e unico ballo scolastico, per non far stare in pensiero la mamma.

Carrie è una ragazza danneggiata, che ha solo bisogno d’amore. Così, quando qualcuno le dimostra quel briciolo d’affetto che con difficoltà aveva tanto ricercato, prova ad aggrapparsi con tutta se stessa a questa illusione, come qualsiasi adolescente farebbe.

Ma ancora una volta la gente la delude e la umilia, trasformandola da vittima a carnefice e portandola ad una tragedia prevedibile ma, certamente, evitabile.

L’avevano battuta, l’avevano calpestata e lacerata una volta per sempre… era finita.

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