Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello – Recensione

La trilogia de Il Signore degli Anelli, di J.R.R Tolkien, è una delle pietre miliari del genere fantasy che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.

Parecchi mesi fa ho avuto il piacere di rileggere La Compagnia dell’Anello – Il Signore degli Anelli come prima tappa del Literati BookClub, il club del libro organizzato insieme a Kekepania’s Reading Cafe, ma malgrado vi abbia già parlato (qui e qui) di questo romanzo non l’ho mai fatto in modo approfondito.

Su Il signore degli Anelli di Tolkien ci sarebbe molto da dire, soprattutto vista l’influenza che ha avuto sull’immaginario moderno e, in generale, sul fantasy. Se considerate inoltre la notevole fama che ha riscosso negli ultimi decenni, grazie all’omonima trilogia cinematografica firmata Peter Jackson, potete capire quanto sia difficile fare una recensione e quanto questa cosa mi spaventi.

Avevo letto questa trilogia da adolescente ma rileggerla adesso, dopo aver visto tutte le trasposizioni cinematografiche ed aver acquisito una conoscenza della letteratura più ampia, ha reso il mio viaggio ancora più emozionante.

NOTA: La recensione non comprende solo La Compagnia dell’Anello ma la trilogia completa, poiché considero l’opera di Tolkien inscindibile. Inoltre, avendo riletto tutti e tre i volumi in estate mi sento di parlarvene in modo completo.

la compagnia dell'anello

La Compagnia dell’Anello

IL SIGNORE DEGLI ANELLI PARTE I

J. R. R. Tolkien

Editore: Bompiani ● Pagine: 688 ● Prezzo: 11,05

Valutazione: ★★★★★

TRAMA
In questo primo romanzo, il lettore conosce gli Hobbit, piccoli esseri lieti, saggi e longevi, che vivono in un idillico paese agricolo. La quiete è turbata quando Frodo, convinto dallo stregone Gandalf, è costretto a partire per il paese delle tenebre, Mordor, dove dovrà gettare nelle fiamme del Monte Fato il terribile Anello del Potere, giunto nelle sue mani per una serie di incredibili circostanze. Un gruppo di Hobbit lo accompagna e strada facendo si associano Elfi, Nani, Uomini, uniti nella lotta contro il Male.

Recensione

Concepita come un’unica opera, ma pubblicata in tre volumi separati a causa della crisi post-bellica della carta, Il Signore degli anelli, o in questo caso La Compagnia dell’Anello, nasce come espressione del profondo amore che Tolkien nutriva per la filologia e la mitologia norrena, ma anche dall’influenza che la religione, il romanticismo, i romanzi medievali e cavallereschi e la guerra avevano avuto su di lui negli anni della sua formazione.

Vista la fama, soffermarmi sulla storia de Il Signore degli Anelli mi sembra superfluo, dunque cercherò di sviscerare le tematiche presenti all’interno dell’opera e gli influssi che hanno portato Tolkien a concepirla.

Temi religiosi ne Il Signore degli Anelli:

Il Signore degli AnelliLo stesso autore si riferì al suo romanzo come «un lavoro fondamentalmente religioso e Cattolico».

I temi ricorrenti all’interno del primo romanzo, ma in generale in tutta l’opera, sono infatti riconducibili non solo al cattolicesimo ma alla teologia in senso stretto. La battaglia tra Bene e Male, la speranza, l’attività della grazia divina e della provvidenza, il concetto di salvezza e sacrificio attraverso la morte, ma anche la pace, giustizia e resurrezione.

Temi mitologici ne Il Signore degli Anelli:

Il Signore degli AnelliLa mitologia nordica è un’altra delle influenze più riconoscibili nell’opera di Tolkien. Elfi e Nani sono ripresi dalla mitologia norrena, come alcuni nomi e caratteristiche dei protagonisti. La figura di Gandalf, in particolare, riprende le caratteristiche della divinità Odino, quasi sempre descritto come un vecchio dalla barba bianca, e fu lo stesso Tolkien a descrivere il suo personaggio come un «viandante odinico».

La mitologia finlandese, e più precisamente il poema epico Kalevala, fu riconosciuta da Tolkien come ispirazione per la Terra di Mezzo. Basato a sua volta su canti e racconti popolari della Finlandia, “Kalevala” significa letteralmente “Terra di Kaleva” ed ha una trama che ruota attorno ad un magico oggetto dai grandi poteri e ad un mago che ricorda vagamente Gandalf.

Temi romantici ne Il Signore degli Anelli:

Il Signore degli AnelliPresenti all’interno dell’opera vi sono anche vari riferimenti ad alcuni temi romantici, primo fra tutti l’infinito. Il tema romantico per eccellenza che si manifesta nel desiderio dei personaggi di confrontarsi con qualcosa più grande di loro e nel tentativo di elevare le proprie possibilità.

Altro tema è, invece, la nostalgia romantica, che qui assume il significato di “smania del desiderio”, espressa soprattutto dalla brama di possedere l’Anello, un’entità che opprime l’individuo fino al momento in cui non riesce a liberarsene completamente.

Strettamente legato a quello precedente, è il tema del viaggio. Caratteristica tipica dell’eroe romantico è infatti quella di essere un viaggiatore in fuga dalla realtà. Nel romanzo di Tolkien il viaggio è di carattere decisamente più misterioso perché, sebbene i membri della Compagnia dell’Anello siano apparentemente spinti dal compito di proteggere Frodo e di distruggere l’Anello, serbano in realtà impulsi e desideri interiori.

Infine, un altro tema romantico, è sicuramente quello del binomio amore/morte, espresso soprattutto dal rapporto tra Aragorn ed Arwen, la quale rinuncia alla sua immortalità per amore.

La guerra e la natura ne Il Signore degli Anelli:

Il Signore degli AnelliL’azione centrale del libro, costituita dal grande conflitto tra Bene e Male, richiama non solo diversi poemi della letteratura nordica, ma anche il personale coinvolgimento di Tolkien con la guerra. Lo scrittore ha infatti partecipato alla Prima Guerra Mondiale e assistito agli sviluppi  della Seconda.

La natura incontaminata è un altro tema caro all’autore. Ne La Compagnia dell’Anello essa è presente quasi in ogni parola. Possiamo toccare l’erba, sentirne l’odore, sdraiarci sotto ad un albero, apprezzare i colori dei paesaggi o di un tramonto e percepirli come qualcosa di buono e perfetto.

Stile e linguaggio ne Il Signore degli Anelli:

terra di mezzoInoltre, l’interesse di Tolkien per la filologia lo portò a compiere uno studio approfondito sullo stile e la lingua da usare per il suo romanzo. Lo stile di Tolkien ricorda quello dei poemi omerici o della chanson de geste. Nel corso della narrazione non è, infatti, insolito imbattersi in canti e poesie che conferiscono maggiore solennità al mondo da lui creato.

Egli non si è semplicemente limitato a creare una storia fantasy, ma ha abbondato nei dettagli e particolari dando vita ad una vera e propria mitologia della Terra di Mezzo, caratterizzata da ere, cronologie mitiche e storiche, genealogie di eroi, calendari e linguaggi diversi.

I linguaggi sono, difatti, finalizzati a descrivere le caratteristiche dei personaggi che la popolano: l’autore utilizza, ad esempio, termini più semplici quando a parlare sono gli Orchi, un tono elegiaco e solenne quando caratterizza gli Elfi, ed infine uno medio e lieto, fatto anche da filastrocche umoristiche, quando si riferisce agli Hobbit.

Conclusione

In conclusione, non è difficile capire per quale motivo l’opera di Tolkien abbia avuto così tanta popolarità, portando il genere fantasy ad una vera e propria crescita dagli anni ’60 ad oggi ed influenzando anche l’industria cinematografica, musicale e dei giochi di ruolo.

O perché io consideri la lettura di questo romanzo una straordinaria esperienza da compiere, almeno una volta nella vita, per lasciarsi coinvolgere dalla bellezza di una storia senza eguali, in cui personaggi, paesaggi e sentimenti sembrano prendere vita.

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