IT Capitolo 1: non un semplice horror – Recensione

it capitolo 1

IT Capitolo 1, film più atteso dell’anno, arriva al cinema e fa rivivere le nostre paure.

IT Capitolo 1, da pochi giorni al cinema, non è un semplice horror.

Chi conosce l’opera massima di Stephen King, infatti, sa benissimo quanto sia difficile riportare il romanzo sul grande schermo, non solo per la lunghezza ma, soprattutto, per i temi trattati.

IT viene spesso catalogato come romanzo horror e, per i meno esperti, può sembrare semplicemente la storia di un pagliaccio assassino.

Ma è riduttivo definire IT un horror, come lo è anche per questo film, per molteplici motivi.

IT Capitolo 1 è un’ode agli anni 80

IT Capitolo 1
Una scena dei Perdenti dal film.

Abbiamo sicuramente tutti gli elementi del genere horror degli ultimi anni: come gli inevitabili jumpscares – i cosiddetti salti di paura – che spaventano lo spettatore, le scene cupe cariche di suspense e tensione tipiche dei thriller, i dialoghi alternati ai lunghi silenzi e l’utilizzo di effetti speciali.

Ma a parte questi dettagli moderni, IT può essere considerato un vero e proprio tributo al cinema degli anni ’80. Alla base di questo ritorno al passato c’è senza dubbio un obiettivo commerciale per suscitare il cosiddetto “effetto nostalgia”.

In It tutto questo è visibile non solo nell’ambientazione della storia (che viene spostata, dal romanzo al film, dagli anni ’50 agli anni ’80), ma anche nei continui riferimenti alla cultura pop dell’epoca e a pellicole di successo di quegli anni come  “I Goonies“, “Stand by Me” e horror come “Nightmare“.

Il film di Andrés Muschietti, al contrario della miniserie televisiva degli anni ’90 e del libro, non viene infatti narrato su due diverse linee temporali, ma viene suddiviso in due parti, una ambientata nel passato (1988-1989) e una nel presente che uscirà nel 2019.

IT Capitolo 1 è una storia di formazione

IT Capitolo 1
Bill, Stan, Ben, Bev, Richie, Eddie e Mike in una scena del film.

Questo non fa che renderlo, anche, un chiaro esempio di pellicola di formazione, dove un gruppo di bambini si trova a dover affrontare, oltre che un mostruoso antagonista, la fase di passaggio all’adolescenza, fatta di turbamenti, prime paure e delusioni.

I veri protagonisti, infatti, sono “Il Club dei Perdenti”: Bill, Stan, Ben, Bev, Richie, Eddie e Mike. Le loro vite, paure e storie sono al centro della narrazione, e questo conferisce al film maggiore profondità, avvicinandolo a quella che era la visione kinghiana.

Paura e angoscia allo stato puro

IT Capitolo 1
Pennywise in una scena del film.

Anche la cittadina di Derry qui è molto più centrale e, sin dalle prime scene, possiamo notare non solo l’omertà che la popola, ma anche la cattiveria e l’ipocrisia.

I temi trattati, infatti, non sono per nulla facili: spaziano dal bullismo, al razzismo, al maschilismo, alla violenza in tutte le sue forme, fino ad arrivare agli abusi sessuali, ed il tutto è mostrato dal punto di vista di un ragazzo, che vive in prima persona queste inquietudini, ne è vittima, ma cerca di superarle formando un gruppo.

La figura di IT, se analizzata da questo punto di vista, non è solamente quella di Pennywise, del clown che appare e scompare spaventando i ragazzi, ma soprattutto quella dell’intera cittadina, sepolta dietro un’idilliaca facciata di perfezione e perbenismo.

Tutto questo non fa che rendere il film ancora più psicologico, angosciante e pauroso, perché le paure che i ragazzi devono affrontare non sono più solamente di fantasia o legate ad un clown malvagio, ma reali e tangibili.

Questo antagonista non è solo un cattivo che massacra le sue vittime, ma un nemico che si insinua nella mente dei protagonisti e in quella dello spettatore, devastandoli psicologicamente.

Un cast straordinario

Il cast dei Perdenti agli MTV Movie & TV Awards 2017

L’inquietudine che provoca nello spettatore il personaggio di Pennywise è anche merito dall’interpretazione di Bill Skarsgård, che non ha nulla da invidiare al suo predecessore Tim Curry.

In questo film anche Skarsgård può godere della stessa importanza, grazie alla mimica facciale, ai sorrisi inquietanti e all’uso della voce (evidente soprattutto nella versione originale).

Un’altra menzione va, senz’altro, al cast del Club dei Perdenti. Gli attori sono tutti bravissimi nel rispettare la natura dei giovani protagonisti, nonostante molti personaggi non vengano analizzati nel dettaglio.

Appare, per questo, evidente il legame con la serie “Stranger Things”. Non solo per la presenza del talentuoso Finn Wolfhard (Richie), ma anche per il cameratismo tra i ragazzi, le ambientazioni e la centralità del personaggio femminile.

A tal proposito, è impossibile non innamorarsi dell’interpretazione di Sophia Lillis (Bev), che tra tutti i ragazzi spicca particolarmente per la sua bellezza naturale e il suo talento. Emblematica è la scena del bagno, che per simbologia ricorda molto quella del film “Carrie”, e ci porta ad un introspezione psicologica del personaggio.

Per tutti questi motivi, IT non può che essere un film vincente.

Un film evento che ha riportato tutti al cinema, nonostante i difetti che presenta e bisogna riconoscere.

Perché sì, IT Capitolo 1 non è esente da difetti. Alcune parti della trama risultano troppo veloci e, per chi conosce il romanzo, moltissimi punti nella mitologia poco chiari, poco approfonditi o completamente cambiati. Ma siamo solamente al primo capitolo e, come ben sappiamo, una trasposizione cinematografica di un libro non potrà mai soddisfarci al cento per cento. A maggior ragione se il romanzo in questione è uno dei più amati del genere horror.

Assolutamente da vedere. Dunque, siete pronti a galleggiare?

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