On the come up di Angie Thomas – Recensione

On The Come Up di Angie Thomas

On the come up di Angie Thomas: l’importanza di far sentire la propria voce.

Divenuto in pochissimo tempo bestseller come il precedente romanzo The Hate U Give, On the come up di Angie Thomas, edito Rizzoli, è una storia di musica e parole, di coraggio e razzismo, un’ode all’hip hop ma anche alla forza di lottare per i propri sogni e far sentire la propria voce.

On the Come up di Angie ThomasOn the come up

Angie Thomas

Editore: Rizzoli ● Pagine: 432  ● Prezzo: 15,30€

Valutazione: ★★★½☆

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TRAMA
Bri ha sedici anni e un sogno: diventare una dei più grandi rapper di tutti i tempi. Come figlia della leggenda dell’hip hop underground morta poco prima di raggiungere l’apice della fama, Bri ha una pesante eredità con cui confrontarsi. E tentare la scalata al successo quando tutti a scuola ti considerano una criminale e a casa il frigorifero è sempre vuoto, perché tua madre ha perso il lavoro, può risultare più difficile del previsto. Bri riversa tutta la rabbia e la frustrazione nei suoi versi, e quando la sua prima canzone diventa virale per tutte le ragioni più sbagliate, lei viene etichettata dai media come una minaccia. Ma trovarsi nell’occhio del ciclone, quando la tua famiglia ha appena ricevuto una notifica di sfratto, potrebbe essere l’unica e irripetibile occasione per emergere.

Recensione

Ambientato nello stesso universo di The Hate U Give, primo romanzo dell’autrice statunitense, On The Come Up presenta le stesse tematiche, una protagonista forte, testarda e determinata, ma soprattutto tanto di ciò che è Angie Thomas e la sua vita da donna di colore.

Angie Thomas: una vita tra libri e hip hop.

On the come up di Angie Thomas
Angie Thomas fotografata da Anissa Hidouk

Nata nel 1988 e cresciuta a Jackson (Mississippi), Angie Thomas ha conosciuto sin da piccola le ingiustizie di cui parla nei suoi romanzi. Vicina di casa dell’attivista per i diritti umani Medgar Evers, assassinato nel 1963, la stessa Angie fu testimone di una sparatoria all’età di sei anni.

In seguito a quell’evento, la madre la portò in libreria e fu proprio allora che la scrittrice comprese l’esistenza di qualcosa oltre a ciò che aveva sempre conosciuto.

Trascorse, perciò, la sua infanzia a leggere, scrivere, rappare e ascoltare hip hop, in particolare Tupac, da cui trasse gran parte dell’ispirazione per la sua scrittura. Tupac era in grado di farle provare una vasta gamma di emozioni ed era proprio ciò che Angie voleva trasmettere attraverso i suoi scritti.

Da adolescente cercò di trasmettere questi insegnamenti attraverso l’hip hop,  esibendosi diverse volte come rapper, con il nome di Young Short-A. 

Dopo essere stata la prima ragazza di colore ad aver conseguito il BFA in scrittura creativa, alla Belhaven University, Angie provò a scrivere letteratura fantasy senza mai pubblicare i suoi scritti per paura che non avessero importanza. Solo in seguito comprese di voler scrivere di ciò di cui era stata testimone e, influenzata dalla sparatoria di Oscar Grant, un ragazzo ventiduenne ucciso da un agente di polizia in Oakland, iniziò la stesura di The Hate U Give, determinata a dare voce a coloro che erano stati messi a tacere e le cui storie non erano state raccontate.

Come afferma lei stessa in un’intervista al The Daily Telegraph, attraverso la sua scrittura mira ad abbattere gli stereotipi e a far comprendere il movimento Black Lives Matter anche ai bianchi.

THUG LIFE: da The Hate U Give a On The Come Up.

Angie Thomas alla premiere di The Hate U Give.

Tupac non ispirò solo il rap di Angie Thomas ma anche le tematiche dei suoi due romanzi. Il termine Thug Life, coniato dal rapper e attivista americano, non lo troviamo solo nel titolo del suo primo romanzo ma anche in On The Come Up.

Con Thug Life, acronimo di The Hate UGive Little Infants Fucks Everybody (L’odio che rivolgi ai bambini piccoli fotte tutti), Tupac si riferiva a quelle persone che riescono ad emergere nonostante tutti i problemi, parlando in particolare degli ostacoli sociali delle persone del ghetto.

La Thomas fa suo questo concetto, sottolineando come ciò che la società riversa sui giovani ha la capacità di colpire tutti quanti, e lo rielabora nelle sue due opere.

Con The Hate U Give e successivamente On The Come Up, l’autrice ha voluto tirar fuori la sua frustrazione per ciò che accade in America e, nel frattempo, infondere speranza e mostrare il lato non criminale del ghetto.

Anch’io sono cresciuta in un quartiere nero povero, però dalle mie parti non c’era solo il crimine: i vicini di casa erano la mia famiglia e la vita degli afroamericani è stata sostenuta da questo senso di comunità…

Entrambi i romanzi riflettono gran parte delle sue esperienze ma, a differenza del primo, On The Come Up è molto più personale.

La protagonista del libro, Bri, oltre ad essere ossessionata dall’hip hop, deve infatti affrontare parecchi problemi finanziari come l’autrice.

Ho sperimentato cosa voglia dire avere una madre che perde il lavoro e affrontare una crisi finanziaria. Vivevamo grazie all’aiuto di mia nonna, ma c’erano giorni in cui non sapevamo se il cibo sarebbe potuto bastare. Perciò questo libro racconta la mia esperienza.

On The Come Up: alza la voce e credi nei tuoi sogni.

On the come Up di Angie Thomas
Illustrazione usata per la copertina del libro.

Ambientato nell’immaginario ghetto di Garden Hights, On The Come Up non riprende solamente le ambientazioni dal primo romanzo della Thomas, ma anche parecchi temi e peculiarità della protagonista.

Anche Bri, come Starr, è una ragazza forte e consapevole di avere una voce da poter usare. Entrambe condividono l’esperienza di vita nel ghetto, hanno dovuto affrontare la morte di persone a loro care o avuto a che fare con la droga e la criminalità, ma le circostanze con cui le loro voci vengono fuori sono diametralmente opposte.

Bri vuole diventare una rapper. Non c’è altro sogno che voglia raggiungere. Sin da piccola le bastava avere un microfono – o una spazzola – per creare rime, dire ciò che provava e far sentire la propria voce.

Non solo per continuare l’eredità di suo padre – rapper di successo morto quando lei era solamente una bambina- , rendere orgogliosa sua zia o aiutare la famiglia con i problemi finanziari, ma soprattutto perché non conosce altro modo per esprimersi.

Ritenuta una teppista solo perché nera, vive nel ghetto ed è incapace di tenere la bocca chiusa, Bri cova dentro di sé una rabbia incontrollabile, che riesce a prender forma solo attraverso le sue rime.

Ma questa rabbia, alimentata anche dagli episodi di razzismo e abuso di potere di cui è protagonista, trasforma le sue rime in un’arma a doppio taglio, mostrando la ragazza come ciò che non è.

Con uno stile fluido ed un ritmo incalzante, Angie Thomas riesce a costruire un’altra storia coinvolgente, trattando le tematiche a lei care con assoluta competenza e trasmettendo un messaggio di speranza e coraggio.

Bri come Starr: questa è la loro voce.

Foto di una perfomance rap.

Come Starr, anche Bri fa sentire la sua voce, lottando per il ghetto ma soprattutto per il suo sogno. Anche Bri, grazie all’aiuto della sua famiglia e dei suoi più cari amici, riesce ad affrontare i problemi che ogni ragazzina di colore della sua età deve affrontare, tenendo sempre la testa alta e non lasciandosi abbattere dalle ingiustizie.

Anche On the come Up, come The Hate U Give, è un romanzo di denuncia sociale.

Ma nonostante ciò la storia di Bri non riesce ad arrivare al cuore come quella di Starr.

La sua lotta iniziale per il ghetto e per dar voce alle questioni della gente di colore, nel corso della narrazione, si trasforma in lotta personale e Bri perde di vista il leitmotiv che aveva dato inizio a tutto.

Questo, sfortunatamente, contribuisce a renderla spesso una protagonista egoista, immatura e poco attenta ai problemi degli altri personaggi che invece, pur essendo secondari, risultano sempre ben caratterizzati e spesso molto più amabili.

Ma, forse, non era nemmeno l’intento della Thomas quello di rendere la sua protagonista simpatica. Forse ciò che importa davvero è che la voce di Bri, come quella di tutte le ragazze del mondo – di qualsiasi razza, orientamento sessuale o condizione economica -, merita d’essere ascoltata, che ci piaccia o meno quello che ha da dire, quello che è o il modo in cui lo dice e appare.

Perché questa è la loro voce e nessuno la può fermare.

Non puoi fermare la mia voce.

Io salgo e non mi puoi fermare, no, no

You can’t stop me on the come up.

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