Elfi, fate, troll e altre creature leggendarie popolano i racconti raccolti da Iperborea nelle Fiabe Islandesi.
Da sempre, le tradizioni e leggende fanno parte della cultura di ogni civiltà e ci permettono di comprenderle a pieno. Per questo motivo, quando la casa editrice Iperborea ha accettato la mia richiesta di collaborazione, una delle mie prime scelte non poteva che ricadere sulle Fiabe Islandesi.
L’Islanda mi ha sempre affascinato per gli incredibili scenari, la natura incontaminata e i paesaggi contrastanti permeati da un’antica magia.
Ed in effetti, questa raccolta non fa che confermare questa caratteristica, trasportandoci in un luogo mistico.
Fiabe Islandesi
Editore: Iperborea ● Pagine: 224 ● Prezzo: 16,00€
Valutazione: ★★★☆☆
Recensione
Come fa notare la bravissima Silvia Cosimini, nella postfazione di questa raccolta, le fiabe hanno un’origine molto antica in Islanda e derivano dalla tradizione orale. Pertanto, nell’opera si è tentato di lasciare i testi originali ed inserire quelli in cui la cultura islandese fosse più evidente.
Vi è, dunque, una scrittura molto semplice seppur evocativa, con finali troncati e parole in lingua, spesso implementate da note a piè di pagina. I temi trattati sono quelli della tradizione popolare, dunque storie di contadini, re e regine, ma anche elfi, troll e orchi.
Fiabe Islandesi: dove non vissero sempre tutti felici.
Un’Islanda povera ma pregna di magia, in cui la struttura delle fiabe richiama quella del modello tradizionale proposto da Propp, con un protagonista alle prese con varie prove di coraggio da affrontare, un antagonista che complica la sua missione, un aiutante che spesso arriva in suo soccorso e un premio finale che, quasi sempre, conduce ad un epilogo felice.
Le fiabe islandesi però sono molto più crude, con un humor irriverente, scene violente e riferimenti sessuali espliciti, oppure risvolti buffi e non sempre positivi.
Per questo motivo alcune sembrano non offrire nemmeno una vera morale o appaiono superate per l’epoca in cui viviamo. Altre, invece, sono sorprendentemente moderne, avendo tra i protagonisti addirittura personaggi dalla sessualità ambigua.
A tal proposito, bisogna citare “La Fiaba del re Oddur“, in cui uno dei protagonisti si rivela essere transessuale, o “Il paniere paroliere” in cui un uomo chiede, senza troppi giri di parole, ad un altro uomo di “baciargli le chiappe”.
Fiabe Islandesi: tra tradizione e modernità.
Ma non mancano anche richiami alla nostra tradizione, con protagoniste belle fanciulle vittime dei sortilegi di streghe invidiose.
Due esempi sono la “Fiaba di MærÞöll”, che ricorda vagamente “La bella addormentata nel bosco”, e quella di “Vilfriður più bella di Vala” che è molto simile a “Biancaneve e i sette nani“.
Storie sull’eterna lotta tra Bene e Male, combattuta a colpi di magia, con astuzia o ancora fondendo sacro e pagano, come nella “Fiaba del popolo nascosto”, le Fiabe islandesi costituiscono un vero patrimonio per lo sviluppo della società che, come abbiamo detto, ancora oggi si fonda su parecchie di queste leggende.
Gli Islandesi, infatti, hanno un vero culto per queste ultime e, secondo un recente sondaggio dell’Università di Reykjavík, l’80% della popolazione crede nell’esistenza degli Elfi.
Se vi capiterà di andare in Islanda, ad esempio, sarà impossibile non notare nel giardino di ogni islandese un insieme di piccole casette dedicate al popolo nascosto. Un’usanza assai particolare ma che non può fare a meno di strapparci un sorriso e farci comprendere ancora di più la storia di uno dei popoli più affascinanti d’Europa.
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