The O.C: Dieci anni dopo

The OC

Dieci anni dalla fine di The O.C, l’ultimo teen-drama che ha appassionato milioni di adolescenti.

La serie creata da Josh Schwartz, con protagonisti Ben McKenzie, Mischa Barton, Adam Brody e Rachel Bilson, per me più che la serie TV dell’adolescenza è stata quella che ha segnato il mio passaggio alla vita adulta e ha chiuso un ciclo. Andata in onda nel 2003 in America ma arrivata su Italia 1 solamente l’anno dopo, The O.C mi ha accompagnato in quello che per me è stato il liceo ed è stata con me fino al primo anno di università.

Provenivo da un passato in cui ero stata un’accanita sostenitrice dei teen-drama, avevo iniziato da piccolissima con “Beverly Hills 90210” e continuato con “Dawson’s Creek”, quindi ero ormai una veterana in questo campo.

Avevo visto la pubblicità di The O.C durante l’estate ed ero stata subito attratta dalla storia e da quei personaggi che avevano presentato in pochissimi minuti di trailer. Inutile dire che, dopo aver visto il pilot, era stato subito amore.

La colonna sonora  e le frasi iconiche:

Impossibile non ricordare l’intramontabile sigla, “California”  dei Phantom Planet, che ancora oggi riesce a darmi la carica e a mettermi tanta allegria, come tutte le altre bellissime canzoni della colonna sonora. E ancora più difficile dimenticare frasi come “E tu chi sei? Chiunque tu vuoi che io sia”, “Benvenuto a O.C, stronzetto!”, “Che schifo!” di Summer o scene come il bacio di Marissa e Ryan a Capodanno e la dichiarazione di Seth a Summer sui banchi della mensa scolastica, che sono passate alla storia e hanno emozionato milioni di adolescenti.

CALIFORNIAAAAAAAA! CALIFORNIAAAAAAAAA!  (sì, lo so che la state cantando anche voi!)

The O.C aveva la capacità di unire più mondi in uno, rendendo così il teen-drama qualcosa di innovativo e particolare. Ad Orange County non avevamo soltanto un gruppo di ragazzi alle prese con i turbamenti della loro età, ma anche adulti con le loro difficoltà. Inoltre, non ci veniva mostrata solo la realtà dell’elitè che viveva nelle ville sfarzose di Newport Beach, ma anche quella difficile e complicata di un ragazzino di periferia.

Sandy Cohen era il mio eroe:

Per una ragazzina cresciuta con il sogno di diventare avvocato per fare del bene, Sandy era l’esempio migliore da seguire e a cui ispirarsi. In un mondo dove, anche nei telefilm, gli avvocati venivano dipinti come degli avvoltoi senza scrupoli dediti solamente al Dio denaro, era bello avere finalmente qualcuno che la pensasse come me. Amavo la sua dolcezza con Kirsten, il fatto che, nonostante fosse ricco e avesse una moglie che praticamente avrebbe potuto mantenerlo a vita, continuasse a lavorare e ad aiutare i ragazzini in difficoltà. Amavo che , memore del suo passato, li prendesse così tanto a cuore da interessarsi a loro e portarne addirittura uno a casa sua.

Ryan è stato uno dei miei primi amori:

In The O.C ogni personaggio aveva qualcosa di meraviglioso, soprattutto se prendiamo in considerazioni i “fantastici quattro”, ma Ryan Atwood era – ed è ancora oggi – il mio grande amore.

Quell’aria da duro e quella strafottenza che, già dalla prima scena, nascondevano molto di più mi avevano completamente rapita. E quello sguardo da cucciolo abbandonato, impaurito e solo, che aveva tanto bisogno d’amore ma era anche stato abituato a non chiederlo mai, mi aveva fatto capitolare. Ryan credo sia – in The O.C ma anche nel panorama telefilmico – uno dei personaggi più belli e complessi, ma anche quello che cresce e matura di più. La scena finale di lui che, ormai adulto e realizzato, si rivede in quel ragazzo così simile a lui e decide di aiutarlo è emblematica e la rappresentazione di quello che è stato il suo percorso di crescita.

Seth…un nome, una garanzia:

Insieme a Ryan poi non posso non citare Seth, praticamente il suo opposto ma un altro personaggio per cui è impossibile non prendersi una cotta. Il personaggio di Seth è quello che si fa amare più facilmente, a mio avviso, per la sua aria da nerd strambo, chiacchierone e divertente. Seth era quello un po’ più simile a me, che aveva un sacco di passioni che la maggior parte dei suoi coetani ignoravano, che ascoltava buona musica, che usava il sarcasmo come arma di difesa, che si sentiva un pesce fuor d’acqua in quella città di figli di papà che seguivano la massa, che nonostante fosse ricco non ostentava quello che aveva e che anzi aveva accolto a braccia aperte quel ragazzo così diverso da lui.

Credo che una delle cose più belle di Seth e Ryan fosse proprio questo, il fatto che entrambi – in modi completamente diversi – fossero degli outsiders, per questo capaci di capire quello che l’altro aveva provato e continuava a provare sulla propria pelle, ma anche di completarsi a vicenda.

Ma anche dal punto di vista femminile The O.C non si è lasciato mancare nulla. Persino le due protagoniste erano completamente diverse l’una dall’altra ma per questo complementari.

I turbamenti di Marissa:

La classica ragazza che, apparentemente, sembrava avere tutto – una bella casa, una bella e felice famiglia, un sacco di soldi, una bellezza invidiabile e un ragazzo – ma che in realtà non faceva che vivere in una prigione dorata.

A Marissa mancava una madre comprensiva che riuscisse a mettere da parte se stessa e iniziasse ad ascoltare la figlia, un padre con carattere capace di dire qualche volta di no alla moglie e di non farsi rovinare la vita – e rovinare quella delle figlie –, un ragazzo che fosse realmente sincero con lei e l’amasse davvero.

Marissa appariva come la ragazza d’oro di Newport, quella che alle feste stava sempre al centro dell’attenzione e che sembrava amata e invidiata da tutti, ma in realtà era solamente una ragazza bisognosa d’amore, molto sola e triste, che aveva bisogno di essere salvata. E Ryan, nonostante tutto, l’aveva salvata in tutti i modi in cui una ragazza poteva essere salvata (citazione voluta da Titanic).

La solarità di Summer:

Una ragazza che, inizialmente, viene presentata come “l’ochetta di turno” ma che, in realtà, era molto di più di questo.

La Summer del pilot con quella che vediamo nell’ultima puntata sembrano due persone completamente opposte perché, in realtà, lo sono davvero. Summer ha subito un’evoluzione meravigliosa nel corso delle stagioni ed è, insieme a Ryan, il personaggio che più cambia e matura.

Nel vedere le sue primissime e pochissime battute o i comportanti che aveva durante i primi episodi della serie, tutti abbiamo pensato che Summer non sarebbe mai diventata una nostra amica. Perché era sciocca, sembrava prendere tutto alla leggera e pensare solamente a divertirsi. Ma invece Summer non era così, probabilmente non lo era mai stata e la sua era semplicemente una maschera, che non le apparteneva ma che, nell’ambiente in cui era nata e cresciuta, le faceva comodo indossare. La vera Summer viene fuori, soprattutto, con Seth. Attraverso gli occhi di quel ragazzo, da sempre innamorato di lei, noi conosciamo Summer e iniziamo ad amarla esattamente come fa lui.

I fantastici quattro:

The OC
Foto promozionale di The OC

Credo che una delle cose più belle di questo show, oltre alle storie d’amore, sia appunto l’amicizia che lega questi ragazzi. Seth e Ryan, Summer e Marissa, ma soprattutto loro quattro, i fantastici quattro.

È il primo telefilm in cui non vediamo un triangolo amoroso pronto a rovinare tutto (anche perché ci bastavano già le altre storie a complicare le loro giovani vite), uno dei telefilm in cui l’amicizia rimane sacra nonostante tutto ed è forse la sola cosa che conta di più in mezzo a tanti problemi e tante sofferenze, a volte anche più grandi di loro.

Ryan, dopo la morte di Marissa, era completamente perso, ma era riuscito a rialzarsi, oltre che grazie alla sua famiglia, anche per merito di Seth e Summer. Marissa ha dovuto sopportare un inferno nella sua breve vita (la sua morte è qualcosa che mai accetterò e che mi farà sempre male al cuore), persino il suo amore con Ryan per un breve periodo sembrava essere finito, ma sapeva di poter sempre contare sui suoi amici e questa è una consapevolezza che ogni personaggio aveva.

Un teen-drama indimenticabile:

Quindi sì, penso che la cosa che mi piace di più di The O.C – a parte le battute, le scenette divertenti, i personaggi particolari, i mille problemi, segreti e mariti di Julie Cooper – sia proprio questo: il potere che aveva l’amicizia di superare sempre qualsiasi ostacolo.

E questo credo sia il motivo per cui avrà sempre un posto speciale nel mio cuore e in quello di tanti altri adolescenti come me che, sono cresciuti o semplicemente maturati, grazie a questa meravigliosa serie. L’ultima del suo genere, quella che ha chiuso il periodo (metaforico per tanti, letterale per me) delle emozioni pure e genuine capaci di non morire mai.

Una risposta a “The O.C: Dieci anni dopo”

  1. Una bella analisi, completa, approfondita. Sì, la forza sacra della vera amicizia è senza dubbio centrale.
    Accanto alla bella evoluzione di Summer (che in prima serie non riuscivo infatti a tollerare), mi piacerebbe citare anche l’evoluzione di Julie, che compie un bell’arco narrativo.
    In generale, le prime due serie le reputo oggettivamente bellissime, quasi inattaccabili, scritte con tecnica e gusto, ben girate, casting perfetto. Poi, in terza serie, dalla metà in poi non sapevano davvero più cosa dire… possibile che la morte di Marissa sia servita anche a ridare qualcosa a una terza serie davvero moscia (in cui paradossalmente anche Seth riesce, a tratti, a risultare odioso). La quarta si riprende un po’ come qualità generale… ma la magia purtroppo è spezzata, i magnifici 4 non ci sono più, e di questo si paga inevitabilmente lo scotto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.