Kevin Williamson parla di Dawson’s Creek 25 anni dopo.

Kevin Williamson di Dawson's Creek

Kevin Williamson, creatore di Dawson’s Creek, analizza le trame controverse, i triangoli amorosi e le uscite a sorpresa per i venticinque anni del famoso teen drama.

Quando Kevin Williamson decise di realizzare Dawson’s Creek non aveva idea di cosa aspettarsi. Sicuramente non si aspettava che diventasse uno dei più grandi teen drama di tutti i tempi visto che, all’inizio della sua carriera, non aveva nemmeno lontanamente pensato di scrivere qualcosa basato sulla sua infanzia.

Adesso, venticinque anni dopo e con la notizia di un possibile spin-off, Williamson si guarda indietro e ripercorre per Variety quelle che sono state le tappe fondamentali del suo lavoro nello show, conclusosi con la seconda stagione e poi ripreso per il finale della serie ambientato cinque anni dopo.

Quando dico che sono passati 25 anni di Dawson’s Creek come ti senti?

 

Mi sento vecchio! Non penso a me stesso come qualcuno che avrebbe potuto scriverlo. Vivo nel presente. La vita scorre così velocemente, con tanti alti e bassi, cime e vallate. Non ricordo nemmeno quei giorni, ero una persona diversa.

Kevin Williamson di Dawson's Creek
Foto promozionale della prima stagione di Dawson’s Creek, con Katie Holmes e James Van der Beek.
Tornando alla prima stagione. Alcune persone erano davvero arrabbiate, non solo per la storyline della professoressa Jacobs ma anche per il fatto che gli adolescenti dormissero nello stesso letto. Cosa ricordi delle reazioni iniziali allo show?

 

Il 100%. Un ragazzo e una ragazza sono seduti su un letto – lei si arrampicava dalla finestra e si sdraiava sul letto perché erano amici e non credo che oggi sarebbe così scandaloso. L’altra cosa a cui le persone sembravano obiettare era il mondo in cui parlavano: i dialoghi e le troppe psicoballe, così le chiamavano all’epoca. Anche questo ha ricevuto molte critiche. E, infine, anche la trama alla “Quell’estate del ’42”.

Come ti senti riguardando quella trama adesso?

 

Insomma, non è quello che scriverei ora. Se lo scrivessi di certo non lo romanticizzerei nel modo in cui l’ho fatto, ma era diverso. Stavo sicuramente guardando attraverso una lente diversa allora. Era più una fantasia da ragazzino. Il film “Quell’estate del ’42” viene citato nello show ed anche quella era una storia di formazione in cui hanno affrontato il dolore. Ci sono stati dei momenti in cui l’ho vista attraverso gli occhi di Pacey. Ci sono stati un paio di momenti in cui, invece, abbiamo provato a vederla attraverso quelli di Tamara e dove abbiamo mostrato che era confusa. C’era qualcosa che non andava in lei e, alla fine, ha fatto le valigie e se n’è andata perché ha capito cosa stava facendo. Ma non siamo andati in profondità e non abbiamo mostrato il suo punto di vista.

Se lo facessimo oggi penso che dovrebbe essere più equilibrato: dovresti mostrare la realtà, il trauma. Dovresti scavare davvero. Ma non siamo più in quel periodo. Non possiamo guardare certe trame e accettarle. Non è dove siamo. E non è dove sono. Quindi so che oggi sarebbe diverso. Se qualcuno lo presentasse oggi nella stanza degli sceneggiatori, probabilmente, direi: “Ok, è fantastico! Parliamo di qualcos’altro!”

Kevin Williamson di Dawson's Creek
Foto promozionale della prima stagione di Dawson’s Creek, con Joshua Jackson e Leann Hunley.
Un altro personaggio della prima stagione che mi ha sempre colpito è stata Abby Morgan, interpretata da Monica Keena. Cosa puoi dirmi sulla creazione dell’arco narrativo che si è concluso con la morte di Abby?

 

Ti dirò quello che ricordo è cioè che lei non voleva essere lì. Non voleva stare a Wilmington. Era una giovane attrice e penso che avesse una relazione e volesse essere uccisa (nello show). Implorava di essere uccisa. A differenza degli altri ragazzi penso non fosse così entusiasta di essere lì. L’ho adorata e penso sia fantastica. Ho pensato: “Ok, visto che vuoi uscire dallo show, posso ucciderti? Lasciami scrivere la tua morte. Sarai la prima ad essere uccisa in Dawson’s Creek e sarà fantastico.” E lei disse: “Va bene”. Era stata al gioco. L’ho incontrata un paio di anni dopo e lei aveva adorato quell’esperienza, ma semplicemente non voleva più stare nello show.

Non a tutti piacere vivere in una piccola cittadina. Penso che il cast di Dawson’s Creek sia diventato una famiglia e ha avuto successo, in parte, anche perché erano lontani da Hollywood.

 

Penso che sia stato così per la maggior parte di noi. Abbiamo legato tutti molto velocemente. Era una specie di prima esperienza per tutti. Penso che Josh fosse quello che aveva avuto più esperienza per via di “Mighty Ducks”.

Parliamo dell'”Isola delle streghe”, che ha inserito una relazione occasionale tra Pacey e Jen. So che è stato dopo che hai lasciato lo show, ma c’è mai stata una discussione per esplorare una vera relazione tra loro?

 

A quel punto ero più un supervisore quindi dovresti chiederlo allo sceneggiatore di quel periodo, ma abbiamo sempre parlato dei vari accoppiamenti e di chi doveva stare con chi. In “90210” la coppia lesbica viene introdotta nella quarta stagione. Ho sempre pensato che fosse così strano come mettessero in coppia tutti con tutti nelle soap opera e poi, nella quarta stagione, una ragazza bacia un’altra ragazza. Mi è parso strano, sembrava danzassero in cerchio per arrivare a quello. Penso che avremmo potuto scherzarci su. Ma sì, con le coppie non abbiamo mai parlato della cosa tra Pacey e Jen. Abbiamo parlato di loro che avrebbero potuto avere un qualcosa a lungo termine, ma poi il triangolo sarebbe diventato un quadrato. Quindi non abbiamo mai intrapreso quella strada, perché poi abbiamo inserito nello show Andie (Meredith Monroe) per Pacey. Per Jen avevamo la relazione con sua nonna da portare avanti.

Quando siamo arrivati all’episodio “L’isola delle streghe” , la coppia di cui parlavamo tutto il tempo erano Pacey e Joey. Quella era l’unica idea. Ci chiedevamo “Quando lo faremo?” Insomma, l’avevamo già visto nella prima stagione, quando erano stati accoppiati per l’episodio di scienze. Erano in acqua insieme, hanno dovuto cambiarsi fuori dall’auto e abbiamo visto alchimia lì. Ci siamo detti che c’era qualcosa lì e che saremmo andati verso quella storia.

Kevin Williamson di Dawson's Creek
Foto promozionale della terza stagione di Dawson’s Creek, con Joshua Jackson e Katie Holmes.
Hai menzionato Andie. La trama sui suoi problemi mentali era in anticipo sui tempi. Come erano quelle conversazioni nella stanza degli scrittori ed era la tua idea inziale quando hai introdotto Andie?

 

No, non lo era. Era un personaggio ansioso che, insieme a Jack, viveva sotto il controllo dell’ombra del padre – Jack a modo suo e Andie a modo suo, che la spingeva ad essere la figlia perfetta. Questa era la conversazione che ricordo. Non abbiamo parlato di molto altro e la malattia mentale non era vista come un problema, non nel modo in cui ne siamo diventati consapevoli oggi.

Quella parte l’hanno poi approfondita nella terza e quarta stagione, nel periodo in cui io non facevo più parte dello show. Non so se lo avrei fatto… avrei gestito probabilmente le cose in modo diverso.

Ma il coming out di Jack è stato fatto in un modo così bello e ha fatto la storia.

 

Proprio mentre stavo scrivendo quell’episodio della seconda stagione ho detto ai miei genitori che ero gay. Avevo 30 anni. Avevo fatto coming out prima ma non ero mai andato a casa a parlarne con loro. Quando lo stavamo facendo c’era molta pressione a riguardo e tutti ne parlavano.

Kevin Williamson di Dawson's Creek
Foto promozionale della terza stagione di Dawson’s Creek, con Kerr Smith e Meredith Monroe.
Hai detto prima che avresti voluto più tempo con alcuni episodi. C’è qualche storia che avresti voluto raccontare ma per cui non hai avuto la possibilità?

 

Sai, non rimpiango il passato. Una delle cose che la gente mi dice è “Hai avuto un cast meraviglioso!” E lo abbiamo avuto. Avevamo questi grandi attori ed erano sorprendenti, ed ognuno di loro li amo ancora. Ma sai cos’altro avevo?  Grandi scrittori. Se riguardi alle nostre prime due stagioni abbiamo avuto un gruppo di scrittori straordinario ed io non lo sapevo. Non sapevo nemmeno quanto fossero meravigliosi e mi ricordo di essermi divertito. Stavamo tutti cercando di creare uno show. Avevo i primi sei episodi in testa e potevo scriverli mentre dormivo.

Quando abbiamo girato il pilot avevo praticamente l’idea per quelli e per altri 12, ma non sapevo come fare uno show televisivo,  non ero un esperto, non sapevo cosa stavo facendo. E ho assunto un gruppo di persone e ce la siamo cavata quasi per caso, è stata una situazione molto intensa.

Hai riguardato Dawson’s Creek in streaming?

 

No, ci ho provato ma ogni volta che lo riguardo penso “Avrei voluto avere più tempo, avrei voluto scrivere questo…” Ho provato a riguardare The Vampire Diaries per vedere cosa avevamo fatto e ho pensato “Sono fuori!”. E io amo quello show, è tutto per me, ma semplicemente non riesco a guardarlo. Dawson’s Creek è pure così anni ’90!

Ti sorprende quanto sia ancora famoso lo show o quante persone vi facciano ancora riferimento?

 

In questi ultimi due anni di pandemia ho avuto molta nostalgia di un’altra epoca, perché vivevamo in un periodo così folle e incerto. Ho rivisto alcune cose degli anni ’80/’90 con molta nostalgia. Penso che molte persone abbiamo incominciato a guardare Dawson’s Creek [in quel periodo] e che lo show abbia avuto una sorta di rinascita. Ho cominciato a sentirne parlare. Ricevevo anche messaggi da parte di alcuni amici che mi dicevano di averlo visto con i propri figli.

Un’altra domanda complicata. Guardando indietro, cosa pensi di aver imparato da Dawson’s Creek per la tua carriera?

 

È stata un’esperienza molto affascinante. All’inizio è stato complicato, perché avevo fatto Scream e Dawson’s Creek, che hanno avuto un grande successo, ed ero orientato verso tante direzioni. Dawson’s Creek è stato lo show in cui sono cresciuto e la cosa bella era che parlava della mia infanzia. È così autobiografico in tantissimi modi. Potrei analizzare ogni episodio delle prime due stagioni e dire “Bene, ecco da dove viene questo, e questo.” A volte Greg (Berlanti) mi raccontava una storia e la inserivamo nella sceneggiatura. La cosa che amo di Dawson’s Creek è quanto ho imparato, quanto sono cresciuto, e tutte le bellissime persone che ho incontrato, che ancora oggi sono miei amici.

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