Flawed: Gli imperfetti, primo volume della duologia distopica firmata Cecilia Ahern, si rivela uno young adult imperfetto ma per questo indimenticabile.
Quando la DeA Planeta Libri ha accettato di inviarmi gentilmente una copia cartacea di Flawed: Gli imperfetti, come vi avevo già accennato nel mio book haul di Novembre, non ho perso molto tempo per leggerlo e recensirlo.
La cosa che mi incuriosiva di più di questo romanzo era il nome dell’autrice. Cecilia Ahern è stata infatti una delle autrici che più ho letto durante la mia tarda adolescenza e di cui ho apprezzato parecchi romanzi.
Incuriosita, dunque, da questo suo esperimento nel genere distopico, mi sono addentrata nella lettura con tantissime aspettative, che per fortuna sono state in parte ripagate.
Flawed: Gli imperfetti
Cecilia Ahern
Recensione
Leggendo Flawed: Gli imperfetti di Cecilia Ahern ho provato due emozioni contrastanti. La prima è stata quella di fastidio, per la storia fin troppo prevedibile, per le similitudini con altre opere di questo genere, per il personaggio di Celestine e per quello che la sua vita sembrava mostrare.
Superate però le prime cinquanta pagine, la mia sensazione di fastidio si è ben presto sostituita a curiosità, portandomi a divorare i capitoli in modo quasi spasmodico. La storia di Celestine non è perfetta, alcuni punti sono poco chiari e, come già detto, riprendono altre opere del genere, ma ciò che la rende particolare ed interessante è proprio questa imperfezione.
Cecilia Ahern, con il personaggio di Celestine, vuole mostrarci l’umanità che risiede in ognuno di noi, quel bisogno quasi patologico di essere e apparire perfetti. E lo fa con la figura di una diciassettenne – in cui è già possibile immedesimarsi – costretta ad affrontare sfide e decisioni da adulta in un mondo che, pur ricercando la perfezione, di perfetto non ha nulla.
Ora capisco perché tante persone leggono, perché amano perdersi nelle storie altrui. A vole una frase mi colpisce, mi fulmina, perché descrive una sensazione, un sentimento che non ho mai espresso ad alta voce. Vorrei entrare nelle pagine e dire ai personaggi che li capisco, che non sono soli, che io non sono sola, e che va bene provare quello che provano.
È questa la forza di Flawed: Gli imperfetti, questa sua verità cruda e spaventosa urlata a pieni polmoni, che rende il mondo fittizio di Celestine così simile al nostro. Quante volte ci siamo ritrovati impotenti di fronte ad una situazione più grande di noi, abbiamo subito ingiustizie, avuto paura di far valere i nostri diritti e alzare la nostra voce o ci siamo visti escludere da un gruppo perché ritenuti diversi? Troppe!
Il punto in cui viene impressa la F, il simbolo del loro Fallimento, della loro imperfezione, dipende dal tipo di errore. La tempia in caso di decisione sbagliata. La lingua in caso di menzogna. Il palmo della mano destra, in caso di furto ai danni della società. Il petto, all’altezza del cuore, in caso di slealtà nei confronti della Gilda. La pianta del piede destro, in caso di deviazione delle regole imposte dalla società.
In Flawed: Gli imperfetti, chi non segue le regole imposte dalla Gilda, chi si dimostra imperfetto dinnanzi alle norme decise da pochi eletti, viene marchiato a fuoco, subendo il dolore, la sofferenza, l’umiliazione e l’allontanamento dalla società. Vi ricorda qualcosa?
Forse nel nostro mondo non veniamo ancora marchiati a fuoco – per fortuna – ma succede sempre più spesso che gruppi potenti di persone sottomettano i più deboli, trattandoli come dei reietti. Che gli individui ritenuti diversi o inadatti vengano umiliati, fisicamente e psicologicamente, e spesso sottoposti alla gogna pubblica. Soprattutto in un mondo estremamente social, come quello in cui stiamo vivendo adesso.
Ed è per questo che risulta facile immedesimarsi nella storia della Ahern, provare empatia per Celestine e per tutte le persone della sua vita costrette a sottostare a questo assurdo regime. Per questo motivo, sono riuscita a superare i miei dubbi e le mie incertezze iniziali, spinta anche dalla scrittura incalzante dell’autrice e dagli innumerevoli colpi di scena che, nonostante avessi previsto, mi hanno comunque tenuto con il fiato sospeso.
Se commetti un errore, impari la lezione. Se non sbagli mai, allora non cresci mai. […] Più errori si fanno, più si impara.
Del resto, come conferma la stessa autrice nei ringraziamenti finali, era proprio questo il messaggio che voleva passasse e quello che credo valga la pena sottolineare:
Nessuno è perfetto. Non facciamo finta che non sia cosi. E non abbiamo paura delle nostre imperfezioni. Non bolliamo gli altri, illudendoci di non essere come loro. Accettiamo il fatto che essere umani significa essere Fallati, e impariamo da ogni errore che commettiamo, in modo da non ripeterli.
È stato questo il messaggio che più ho amato di Flawed: Gli imperfetti e che mi ha fatto esprimere un giudizio positivo alla fine, nonostante i difetti già citati e il finale aperto. E sarà questo il motivo che, certamente, mi spingerà a leggere il secondo ed ultimo volume della duologia.
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