Kill Creek di Scott Thomas – Recensione

Kill Creek

Una casa infestata, quattro scrittori riuniti la notte di Halloween  e due misteriose sorelle morte da tempo: il mix perfetto per un grande horror, ma Kill Creek di Scott Thomas non convince.

Ogni amante del genere horror non può che rimanere catturato dalla copertina e trama di Kill Creek di Scott Thomas, un romanzo che sembra grondare spavento da ogni pagina raccontando una classica storia dell’orrore ambientata ai giorni nostri. Andando avanti però con la lettura del romanzo, edito Rizzoli, c’è qualcosa che non convince completamente.

Kill Creek di Scott Thomas

Kill Creek

Scott Thomas

Editore: Rizzoli ● Pagine: 512  ● Prezzo: 16,15€

Valutazione: ★★★☆☆

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TRAMA
In fondo a una strada sterrata, mezzo dimenticata nel cuore del Kansas, sorge la casa delle sorelle Finch. Per molti anni è rimasta vuota, abbandonata, soffocata dalle erbacce. Adesso la porta sta per essere riaperta. Ma qualcosa, o qualcuno, aspetta nel profondo delle sue ombre, e non vede l’ora di incontrare i suoi nuovi ospiti. Quando quattro scrittori horror vengono invitati a trascorrere la notte di Halloween in quella casa accettano con riluttanza. E quella che inizia come una trovata pubblicitaria si trasformerà in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.

Recensione

Kill Creek di Scott Thomas è una classica storia dell’orrore come tante, con una casa che sembra essere infestata, un gruppo insolito di persone riunite insieme la notte di Halloween e tanti misteri da scoprire. Ci avevano già pensato Edgar Allan Poe, Henry James, Shirley JacksonStephen King e tantissimi altri scrittori o registi dopo di loro.

L’elemento della casa stregata è molto comune nelle opere gotiche o horror, letterarie e cinematografiche, e Scott Thomas ne attinge a piene mani come qualsiasi altro bravo conoscitore del genere avrebbe fatto.

Case stregate: una lunga tradizione dall’Antica Roma fino ai giorni nostri.

Kill Creek di Scott Thomas
Foto di casa infestata da unsplash

Sin dall’antica Roma gli scrittori hanno avuto una predilezione per i luoghi lugubri e spettrali. Grandi castelli, manieri circondati da desolate brughiere nebbiose, case isolate e distrutte: qualunque sia il loro aspetto essi hanno sempre avuto un grande fascino per l’uomo, tanto da essere ritenuti il perno di molti eventi soprannaturali.

La casa è sempre stata un luogo sicuro in cui rifugiarsi, capace di proteggere e custodire i propri abitanti. Per questo motivo, in molte culture e religioni, si riteneva che le anime dei defunti potessero rimanere intrappolate all’interno delle loro abitazioni, sotto forma di fantasmi, demoni o poltergeist, e scacciate via attraverso una serie di rituali.

Il primo a narrare una storia di fantasmi fu proprio il romano Plinio il Giovane, ma solo con l’Ottocento e la letteratura gotica l’interesse per le case infestate e il mondo del soprannaturale prese il sopravvento, assumendo spesso anche un carattere umoristico, morale o addirittura pauroso. Basti pensare ad opere come Canto Natale di Dickens, Il fantasma di Canterville di Wilde,  La caduta degli Usher di Poe La casa stregata di Lovecraft.

Opere che hanno permesso la nascita e diffusione del genere horror sino ai giorni nostri, non solo nella letteratura ma anche nel cinema, nella TV e in tantissimi altri ambiti.

Kill Creek di Scott Thomas: tra romanzo e opera televisiva.

Kill Creek di Scott Thomas
Copertina del libro

Senza sapere nulla sulla sua biografia, la prima cosa che si pensa leggendo il romanzo è che lo stile di Thomas non abbia nulla a che vedere con i grandi classici del passato, benché si ispiri ad essi.

Difatti, nonostante sia molto descrittivo e lineare, Kill Creek presenta anche elementi tipici della serialità moderna e ciò non può stupirci visto che Thomas oltre ad essere uno scrittore è prima di tutto un produttore.

Il ritmo della narrazione è molto frammentario, spesso interrotto da pause e momenti di suspense, come se il passaggio da un capitolo all’altro segnasse quello dei vari episodi di una serie. Ogni capitolo è, infatti, come se fosse un episodio a sé in cui accennare la trama orizzontale, legata alla casa e al mistero soprannaturale, e dedicarsi completamente a quella verticale, rivolta soprattutto ai personaggi.

Difatti, al centro della storia non vi è la casa infestata, ma i personaggi. Ogni personaggio ha un ruolo fondamentale e, man mano che procede la narrazione, ci viene spiegato il suo coinvolgimento con gli eventi e le ripercussioni che quest’ultimi avranno nella sua vita.

Questo approccio se sicuramente può funzionare nell’ambito di una sceneggiatura per la TV, allargando la narrazione e distribuendola in tutti gli episodi per tenere alta la tensione e l’attenzione degli spettatori, rallenta tantissimo il ritmo del romanzo, rendendolo spesso noioso.

Per la prima metà del libro non succede nulla di sconvolgente e coinvolgente. I personaggi, per quanto ben delineati e interessanti, non riescono a tenere vivo l’interesse del lettore, che invece vuole sapere di più sulla casa e sulla componente horror del romanzo.

Kill Creek di Scott Thomas è un inno all’horror che purtroppo non convince.

Kill Creek di Scott Thomas
Fantasma da unsplash

Scrivere un romanzo horror e parlare di case infestate, soprattutto in un periodo così saturo di opere legate a questo argomento, non è per niente facile e si rischia, per questo, di cadere nella banalità.

Questo è, purtroppo, quello che accade con Kill Creek di Scott Thomas.

Se non conoscete il genere horror, non avete visto o letto nulla a riguardo, ma avete comunque voglia di una storia scritta bene e con elementi tipici del genere, allora questo romanzo fa per voi. Non è una storia eccessivamente paurosa, ma riesce a lasciare qualche brivido lungo la schiena e ad intrattenere il lettore non avvezzo.

Purtroppo, però, se avete letto o visto molti prodotti horror, tutto ciò che leggerete non vi sembrerà nulla di nuovo e vi apparirà, per questo motivo, fin troppo banale e scontato.

Thomas dimostra di conoscere bene il genere horror e lo omaggia continuamente, piazzando continui riferimenti non solo nella caratterizzazione dei suoi personaggi (basti pensare a Sebastian Cole che ricorda molto Stephen King), ma anche nelle descrizioni della casa o delle misteriose sorelle che la abitano (riferimenti ad Hill House e Shining).

Ciononostante, tralasciando questi piccoli e piacevoli easter egg, la storia non ha nulla di originale e sembra spesso un’accozzaglia di elementi già visti, rivisitati solamente in una nuova – e neanche troppo originale – veste.

Kill Creek di Scott Thomas è, insomma, quel genere di romanzo “intelligente che non si applica”. Un’idea sicuramente ben confezionata, con tanti ottimi elementi, ma sfruttata male.

Del romanzo horror di Scott Thomas è attualmente in sviluppo una serie TV, targata Showtime, diretta da Scott Derrickson. Forse questo potrà risollevare le sorti di questa storia? Ai posteri l’ardua sentenza.

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